1984

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U no spunto di lettura o meglio di riflessione, su questo romanzo che non necessita presentazioni, scritto alla fine del secondo conflitto mondiale nel 1948 (il titolo è dato dall’inversione delle cifre finali). Citato e stranominato in questo periodo che in molti definiscono di dittatura; dove, per certi versi, sembra di vivere esattamente in un’utopia negativa ben descritta da Orwell. Un romanzo che ti porta a riflettere e stravolge il modo di osservare, “subire” gli eventi narrati dai mass-media. Ambientato in una Londra decadente, sopravvissuta al disastro di una guerra nucleare, buia e abitata da persone tetre, passive, servili a un regime totalitario. Una Londra privata della Gran Bretagna e delle libertà, annessa al grande stato di Oceania. In quel futuristico e, per fortuna non profetico 1984, il mondo è diviso in tre grandi nazioni: Oceania, Estasia e Eurasia. Gli equilibri si mantengono combattendo il nemico e l’avversario muta di continuo, come cambiano le alleanze fra i tre stati e le combinazioni di coppie, sempre due contro uno, per mantenere in vita il Ministero della Pace che si nutre di guerra e terrore. La libertà è negata. Il controllo delle persone è costante e realizzato attraverso l’installazione di telecamere nelle strade e nelle case, dove l’occhio del Grande Fratello è sempre presente. La delazione è perpetrata per paura, gli uni contro gli altri, per non soccombere e poi per vile accettazione di ciò che non si può cambiare. L’adattamento, quella metamorfosi che permette di vivere, ma annienta la vita stessa. Le persone sono divise, il sesso non è consentito, salvo procreazione e costituzione di una famiglia. Non ci si può fidare di nessuno, le parole non possono essere pronunciate, solo quelle concesse. Esiste un unico idioma per dominare anche la formazione del pensiero. Le diversità linguistiche, le tradizioni, le culture, sono cancellate; i diritti non esistono. Tutti accettano questo status perché soggiogati dalla paura. Sei sempre controllato, dalla psicopolizia, dai tuoi vicini, dagli amici, dai colleghi; ribellarsi è impossibile. L’informazione proviene da un’unica fonte: il Ministero della verità. I giornali di carta sono scomparsi e con essi la prova di ciò che è stato scritto, la memoria dei fatti accaduti. Le notizie scorrono su fogli virtuali dietro ai monitor, è compito di Winston Smith, il nostro protagonista, caricarle. Winston, assieme ai suoi colleghi, si occupa, inoltre, di modellare le informazioni divenute scottanti e rielaborarle come meglio conviene; proprio questo lavoro di riadattamento della realtà semina in lui il dissenso. Incurante delle conseguenze, Winston inizia a scrivere un diario per manifestare la sua contrarietà ai metodi del regime e del suo partito. Per farlo, si nasconde dentro casa, nell’unico angolino celato all’occhio del Grande Fratello e riempie le pagine con la sua testimonianza. Scenario inquietante, monito collettivo? Di sicuro un capolavoro, come al solito non svelo nulla. Buona lettura.