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resento due libri e premetto di avere la fortuna di conoscere entrambi gli autori.
“I Testimoni muti – le foibe, l’esodo, i pregiudizi” di Diego Zandel, romanzo letto con interesse e voglia di conoscere le traversie che hanno segnato il confine orientale italiano, da chi le ha sofferte. Narra, attraverso lo sguardo di un bambino, le vicende degli esuli vissuti nel campo profughi di Servigliano, alla periferia di Roma. Dal blu cobalto del Quarnero (Kvarner), mare profondo che lambisce le coste fiumane, alle mura di cinta, spesso ostili, di un campo per rifugiati. Esuli in patria, italiani stranieri in Italia. Fuggiti dalla propria casa, lasciando tutti gli averi e molti cari, alla ricerca di una terra sicura, con la speranza di trovare un clima ospitale e fraterno. Scappati dall’incubo delle foibe, attraverso un viaggio angusto si trovano a fronteggiare i pregiudizi di chi avrebbe dovuto accoglierli. In quella patria divenuta lontana e diffidente, tanto distante da quel mare profumato e incantevole che fa sognare. Un libro intenso testimone di molte voci, per lungo tempo tacitate, una lettura per ricordare e riflettere.
“Il suo nome quel giorno” di Pietro Spirito, romanzo avvincente, personaggi decisi e ben delineati. Una storia che fonda le sue radici nella quotidiana sopravvivenza del centro raccolta profughi di Trieste, attivo dal 1954 per accogliere gli esuli istriani-fiumani e dalmati. Molti volti si susseguono nella narrazione in un arco temporale che giunge sino ai giorni nostri; Vera una giovane ragazza rifugiata, ospite del campo, la sua famiglia, i suoi amici e le scelte compiute per poter garantirsi un futuro; Giulia/Giuliana, quarantenne italiana cresciuta in Sudafrica, che scopre le sue origini grazie all’aiuto di Gabriele, archivista taciturno di buon cuore e molte altre figure. Personalità intense che si svelano pagina dopo pagina in una vorticosa catena di eventi.
Due libri, due autori, due spunti di lettura, per un mercoledì di riflessione e cambiamento.