S
critto tra il 1936 e il 1937 è di un’attualità sorprendente.
“Cosa, secondo Lei, si deve fare per prevenire la guerra?”
La scrittrice finge di rispondere a questa richiesta, giunta per via epistolare, da un avvocato segretario di un’associazione antifascista. I nomi di Hitler e Mussolini fanno tremare le cronache dei quotidiani londinesi, mentre la guerra civile in Spagna dilaga. E’ difficile dare una risposta immediata alla lettera dell’avvocato e decidere di sostenere l’associazione antifascista con la donazione richiesta. Cosa dovrebbe fare una donna per riuscire a disinnescare la minaccia della guerra? O, meglio, la donna in passato ha avuto forse qualche influenza nelle decisioni importanti? Questi quesiti sono esaminati in modo profondo attraverso la lettura di biografie e citazioni che porteranno l’autrice a precise conclusioni. Lascio alla curiosità del lettore scoprire quale tipo di influenza sia stato utilizzato dalle donne, di un ben definito ceto sociale, e cose ne pensasse la signora Woolf.
La lettera dell’avvocato, non è l’unica ad attendere una risposta, a giacere sulla scrivana della scrittrice ce ne sono altre due, inviate da altrettanti signore. La prima è stata inoltrata dalla tesoriera onoraria del fondo per la ricostruzione di un college femminile; la seconda dalla tesoriera onoraria di un’associazione che aiuta le donne a trovare lavoro nelle libere professioni. Tre lettere, tre ghinee a disposizione e una attenta, dettagliata analisi per capire se le richieste siano meritevoli e possano beneficiare ognuna della propria ghinea. Questa settimana scopriremo se la ricostruzione del college femminile potrà contare sul contributo in denaro della scrittrice.
Una (ghinea)
Virginia Woolf risponde dalla sua scrivania, dal suo punto di vista, dalla sua classe sociale. Lei era la figlia di un uomo colto. Non una nobile e nemmeno una operaia, la prima poteva contare sulla solidità di un cospicuo patrimonio, la seconda sul peso che un numero ampio di persone potevano avere nell’intraprendere una qualsiasi richiesta. Cosa poteva fare la figlia di un uomo colto? Quale professione le era concessa? Il matrimonio era l’unica professione a cui poteva ambire. E per dedicarsi in quell’unica impresa gli studi erano superflui e, spesso, osteggiati. Solo pochi anni prima la Chiesa anglicana tuonava “… in una donna il desiderio di studiare va contro la volontà di Dio…” Le cose stavano cambiando, ma l’accesso all’istruzione universitaria era ancora precluso. La figlia di un uomo colto poteva ammirare i palazzi sontuosi e immaginare quelle aule immense, quelle biblioteche ricche di prime edizioni protette in bacheche e messe sotto chiave, poteva sognare quegli insegnanti e il valore delle loro lezioni. Quella preparazione e quella cultura avevano elevato talmente tanto lo spirito degli uomini nei secoli, da rendere incivile il ricorso alle armi.
No, non era accaduto questo.
Le Università non riuscivano a risanare lo spirito bellicoso dell’uomo, a insegnare la generosità, la magnanimità, ma rendevano gli studenti ansiosi di tenersi stretti i propri privilegi. E da chi erano sovvenzionate le università se non dalla grande industria, di cui faceva parte l’industria bellica, che di certo non aveva interessa a far cessare la guerra. Quindi era preferibile rinunciare all’istruzione e con essa alla possibilità di avviare una professione qualsiasi, una professione diversa dal matrimonio, perché quella conoscenza non era in grado di fermare la violenza. Sembra quasi un punto di stasi, ma l’arguta Virginia indica la strada e questa volta la svelo, perché fa davvero riflettere. Le figlie degli uomini colti devono aver accesso ai “colleges” per poter diventare indipendenti e svincolarsi dal potere esercitato prima dal padre e poi dal marito. Da quella posizione di sudditanza economica non possono far valere le proprie convinzioni. L’istruzione e di conseguenza l’indipendenza finanziaria era il primo passo per liberarsi dalla subordinazione maschile e contrastare il ricorso alle armi. Dunque era meritevole la richiesta di contributo per ricostruire il college, ma come doveva essere ristrutturato? Non poteva essere la copia delle università maschili, i risultati sarebbero stati gli stessi e non avrebbe avuto la capacità di fermare la guerra.
Il college doveva essere povero, essenziale, privo di teche preziose e prime edizioni, disinteressato alla beneficenza dei grandi gruppi industriali, ma amante del sapere. “In esso si impara perché e bello imparare e l’esibizionismo è abolito.” Gli insegnanti saranno scelti tra quelli bravi a vivere oltre che pensare. E quale influenza potrà mai avere la figlia di un uomo colto istruita nel prevenire la guerra? Nessuna. Non si può impedire agli atri di agire secondo il loro sentire, ma non bisogna avvallare le azioni violente. Le figlie degli uomini colti istruite dovranno rifiutare di insegnare qualunque arte o scienza che incoraggi la guerra, intraprendere qualunque professione connessa alla produzione di armi e che abbia interessa a far sorgere conflitti. Ecco la sua ghinea, signora tesoriera onoraria del fondo per la ricostruzione di un college femminile, l’unico modo per prevenire la guerra e contribuire all’istruzione delle figlie degli uomini colti. Conclude Virginia Woolf.
Merita un ultimo accenno la critica spietata verso le onorificenze, i premi, gli abiti, inclusi quelli ecclesiastici, sfoggiati nelle università, nei tribunali e in tutti i luoghi di potere. Luoghi in cui uomini imbellettati, si forgiano di titoli per accrescere la loro importanza e decidere le sorti di milioni di esseri umani.