L
e tre ghinee di Virginia Woolf
Nella prima parte del saggio, l’autrice giunge alla conclusione che per prevenire la guerra è necessario contribuire all’istruzione delle figlie degli uomini colti e consegna la ghinea per la ristrutturazione del college femminile, che dovrà seguire peculiari dettami per la sua ricostruzione fisica e morale. Questa settimana analizzeremo come l’accesso alle libere professioni da parte delle figlie degli uomini colti possa prevenire la guerra, svelando la risposta della scrittrice alla lettera inviata alla tesoriera onoraria di un’associazione che aiuta le donne a trovare lavoro nelle libere professioni.
Due (seconda ghinea)
Al tempo della stesura del saggio, l’accesso alle libere professioni da parte delle donne era consentito da una ventina d’anni. Ricordiamo però che era ostacolato il loro l’ingresso nelle prestigiose università di conseguenza le donne non potevano utilizzare titoli, sull’utilizzo dei quali l’autrice si diletta e il lettore non può che convenire con il suo punto di vista. Dunque, senza istruzione prestigiosa e senza la possibilità di essere indentificate da un epiteto paritario, le Signorine, che intraprendevano le libere professioni non riuscivano a guadagnare quanto i loro fratelli, seppur egualmente capaci e professionali. Lascio alla curiosità del lettore scoprire l’intensa disamina del termine Signorina, i profumi e le sensazioni che quella parola avoca a sé, contrapposto a Signora, termine malsano e puzzolente.
Prima di contribuire con la preziosa ghinea all’accesso delle figlie degli uomini colti nella libera professione, Virginia Woolf verifica se il loro impegno garantirà la prevenzione e inibirà il ricorso alla guerra. La prima considerazione è favorevole alla richiesta e la ghinea andrebbe assegnata per contribuire alla libertà di pensiero che si conquisterebbe attraverso l’indipendenza economica. Le piccole rendite a disposizione delle figlie degli uomini colti erano irrisorie e ininfluenti, quindi, con il denaro che guadagnerebbero grazie al loro lavoro, potrebbero far valere le loro opposizioni al ricorso bellico.
A questo punto, la scrittrice scandaglia il lavoro degli uomini impegnati nelle libere professioni per osservare quanto fosse stato utile nel compimento della pace. Scopriamo che alla pari degli studenti dissezionati nella prima parte del testo, i liberi professionisti erano gelosi, fedeli al loro titolo e violenti nell’ostacolare l’ingresso delle donne nel loro mondo lavorativo, erano disposti a esercitare ogni pressione necessaria con ogni mezzo possibile. Pubblicavano articoli denigratori arrivando ad auspicare la limitazione della libertà e il ritorno delle donne all’esclusivo impiego domestico, attingendo a quei pericolosi concetti dittatoriali che si stavano espandendo in Europa, sotto l’ombra scura del fascismo e del nazismo. Ma non era proprio contro queste forme repressive che in Gran Bretagna si ipotizzava lo scoppio del conflitto? Non era proprio per garantire la libertà di pensiero e opinione soppressi dai regimi dittatoriali che si paventava il ricorso alla guerra?
Le premesse non erano idilliache, ma la ferrea Virginia Woolf non si lasciava intimidire e vagliando una ad una le qualità acquisite nel tempo dalle figlie degli uomini colti, era riuscita ad adattarle alle esigenze della libera professione. Quali erano queste preziose qualità individuate dall’autrice e come potevano fare la differenza e far dissolvere lo spettro della guerra?
La povertĂ , la castitĂ , la derisione e la libertĂ da fittizi legami di fedeltĂ .
“Per povertà si intende denaro sufficiente per vivere, guadagnare abbastanza da non dipendere da nessuno e poter comperare la salute, il tempo, il sapere ecc. nulla di più.” Le figlie degli uomini colti, una volta entrate nel mondo dei professionisti, dovranno saper smettere di lavorare e ritagliarsi lo spazio necessario a rendere l’esistenza degna di essere vissuta.
Per castità si intende la castità non del corpo ma della mente. “Quando con il vostro lavoro vi sarete assicurate quanto basta per vivere, dovrete rifiutare di vendere il vostro cervello per denaro.” Rifiutare di lavorare oppure farlo per amore della ricerca, della sperimentazione, dell’arte, fornire la propria opera gratuitamente e non per denaro. In questo caso non si tratta di farsi sfruttare, ma di non cedere alle lusinghe del denaro e di impegnarsi solo perché si ama farlo, per accrescimento personale e amore verso il prossimo.
“Per derisione si intende rifiutare tutto ciò che serve a fare pubblicità al merito, se vi offrono titoli, onorificenze, insegne, sbatteteli subito via a chi ve li offre.”
“Per libertà dai fittizi legami di fedeltà dovrete liberarvi dall’orgoglio per la vostra patria, religione, università , scuola famiglia e sesso; fittizi legami di fedeltà che queste forme di orgoglio creano.”
La signora tesoriera onoraria cui veniva assegnata questa ghinea doveva giurare “che farà quanto in suo potere affinché nessuna donna impedisca in alcun modo a un altro essere umano, sia uomo o donna, bianco o nero, purché in possesso delle necessarie qualifiche di intraprende la professione prescelta, ma anzi ciascuna faccia il possibile per aiutarlo.”
Ora conosciamo le prime due risposte alle richieste di soccorso: le donne devono essere aiutate a seguire un’istruzione adeguata e dopo devono essere sostenute per poter esercitare, alla pari degli uomini, le libere professioni e guadagnarsi da vivere. Entrambe le ghinee sono inserite nelle rispettive buste e inviate al mittente.
“Cosa, secondo Lei, si deve fare per prevenire la guerra?” chiedeva all’inizio del saggio l’avvocato di un’associazione antifascista. La prossima settimana scopriremo se anche la terza ghinea potrà essere donata e come risponderà l’autrice a quella domanda fittizia e tanto importante.